Storia antica, cultura, turismo, ma anche grandi terremoti e un’identità resiliente: L’Aquila è molto più di un semplice capoluogo di regione.
Il suo stemma è uno scudo sannitico che riporta la raffigurazione di un’aquila di Svevia sormontata da una corona e attorniata dalla scritta Immota manet (“Resta immutata”) e dal misterioso trigramma PHS che, ancora oggi, divide studiosi e appassionati. Un simbolo che porta con sé già tantissime caratteristiche di questa città così particolare.
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Un po’ di storia
Le origini sono antichissime e si perdono nel tempo: la conca ha visto l’insediamento di Sabini e Vestini ed è stata sede di diocesi durante l’Impero Romano d’Occidente. In seguito, un infausto periodo di decadenza portò fino al completo abbandono del circondario nel X secolo, fin quando il territorio venne staccato dall’Abruzzo meridionale (sotto il controllo del Ducato di Benevento) e inglobato nel Ducato longobardo di Spoleto.
L’economia fu a lungo rappresentata dal ruolo che L’Aquila aveva nella transumanza: un ruolo che, però, perse quando l’Abruzzo venne diviso e che riconquistò soltanto dopo, con la riunificazione e l’avvento dei Normanni; fu l’era dei castelli (il cosiddetto incastellamento) e saranno, poi, proprio i loro abitanti a ribellarsi al feudalesimo e a fondare – con non pochi intoppi – quella che sarebbe stata la nuova e anti-feudale città.
E qui, le cronache si mescolano alle leggende dell’Ordine dei Cavalieri Templari e della fontana delle 99 cannelle che, insieme ai 99 rintocchi battuti ogni anno dalla Torre Civica, confondono sull’effettivo numero di castelli che parteciparono a questa fondazione.
L’Aquila in Italia ha a lungo mantenuto un’importanza fortissima in ambito religioso, tanto da venir rasa al suolo da Manfredi di Sicilia nella contesa tra papato ed impero; venne ricostruita successivamente per volere di Carlo I d’Angiò.
Le sue cronache si incrociano anche con quelle di Papa Celestino V, autore del primo giubileo della storia e incoronato nella basilica da lui fortemente voluta, quella di Santa Maria di Collemaggio, che divenne simbolo della città.
Siamo, così, arrivati al Medioevo – epoca che vide l’aspra lotta per il potere di diverse famiglie – e al primo grande terremoto di cui si abbia testimonianza: quello del 13 dicembre 1315 a cui ne seguì un altro, violentissimo, nel 1349; i morti furono ottocento, la popolazione, spaventata, si rifugiò nei castelli degli avi e le mura della città vennero messe sotto presidio. Vinta, poi, la guerra con gli aragonesi (dopo ben un anno di assedio), iniziò un periodo di rinascita che durò fino al successivo sisma, quello del 1461. Arrivò, nel frattempo, la dominazione spagnola e vani furono i tentativi di ribellarsi: nel 1646, 1672 e 1703, la città fu devastata da altri terremoti che rasero praticamente tutto al suolo, uccidendo migliaia di persone.
Infine, l’epoca dei francesi, l’Unità d’Italia e il ruolo di capoluogo di regione (all’epoca, Abruzzo e Molise) sotto il nome di “Aquila degli Abruzzi“.
L’Abruzzo, così come lo conosciamo noi, nascerà solo nel 1970.
Nel 2009, il tremendo terremoto notturno che conserviamo ancora indelebile nei nostri ricordi.
Oggi
L’Aquila in Italia, oggi, è una città ancora in costruzione, ma stupenda: il centro storico appare come una bomboniera e le meraviglie da visitare sono tantissime.
Dal punto di vista artistico, naturalistico e architettonico è un conglomerato di luoghi interessanti, dal Museo Nazionale d’Abruzzo all’area archeologica della città romano-sabina di Amiternum, passando per la Basilica di Santa Maria di Collemaggio o la basilica di San Bernardino, il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Parco naturale regionale Sirente Velino e il Parco territoriale attrezzato delle Sorgenti del Fiume Vera; nei dintorni, le Grotte di Stiffe, e gli impianti sportivi di Campo Imperatore.
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