Cos’è la prima cosa che vi viene in mente, parlando di Abruzzo?
Le colline, i panorami montuosi, il Parco Nazionale del Gran Sasso, certo… ma non dimentichiamo il food!
Le ricette abruzzesi hanno radici antichissime e vengono preparate ancora oggi proprio come una volta, tramandate di generazione in generazione fondendo tradizione e modernità.
Ne esistono di famosissime, come quelle degli arrosticini di pecora che hanno varcato i confini regionali, ma quella di cui vi parliamo oggi ci è particolarmente cara perché comprende un ingrediente molto particolare: le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio.
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Le lenticchie di Santo Stefano di Sessanio
Quando abbiamo deciso di mettere in piedi il Residence Villa Valsi, la scelta di Santo Stefano di Sessanio è stata automatica: il sogno era quello di portare i nostri amici ed ospiti a visitare un borgo medievale rimasto come fermo nel tempo, eppure immerso nel disordine e nella frenesia della vita moderna. Una “bolla” di pace nel caos.
Le cose da conoscere e scoprire, in questo piccolo paesino, sono tantissime, molte più di quelle che si potrebbe immaginare: tra queste, sicuramente le lenticchie locali.
La lenticchia di Santo Stefano di Sessanio è una leguminosa molto particolare, talmente peculiare da essere riconosciuta tra i prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi e tra i presidi di Slow Food.
La sua coltivazione sugli altipiani aquilani ha origini così lontane da essere quasi insondabili: stando agli storici, la sua presenza in loco è documentata sin dal X secolo, antecedente persino alla fondazione del borgo stesso! A quei tempi, il territorio era controllato dall’abbazia di San Vincenzo al Volturno e questa lenticchia appare fra i documenti monastici dell’epoca: veniva definita la “carne dei poveri” per l’alto contenuto proteico che nutriva a dovere anche le famiglie meno abbienti.
Successivamente, è stata la Baronia di Carapelle e dalla Signoria dei Medici a continuare la tradizione fino al XVIII secolo. Arriviamo, così, all’Unità d’Italia: la lenticchia di Santo Stefano di Sessanio era già considerata prodotto tipico del circondario.
Sarà soltanto nel 2008, però, che i produttori locali si riuniranno in un vero e proprio consorzio per preservarne la tipicità: è anche grazie a questa iniziativa che questa lenticchia rappresenza ancora un elemento cardine fondamentale dell’economia di questo piccolo borgo aquilano.
Queste incredibili lenticchie appartengono ad una qualità rara e antica, coltivata ancora oggi soltanto in alta montagna, tra i 1200 e i 1450 metri: di colore marrone scuro/violaceo e dalle dimensioni molto piccole, appaiono con una superficie rugosa e striata. Ma è il sapore che le ha rese delle vere e proprie celebrities. Un sapore che persiste anche dopo la lunga conservazione che spesso viene portata avanti visto che questa varietà non necessita di alcun ammollo e cuoce in soli 20 minuti!
La zuppa di lenticchie di Santo Stefano di Sessanio
Sono tante le ricette abruzzesi che vedono l’impiego di questa lenticchia: eccone una facile facile.
Ingredienti per 4 persone:
- 250 gr. di lenticchie
- 2 cucchiai di olio evo
- 1 spicchio d’aglio
- 2 foglie d’alloro
- Sale
- Pepe
Preparazione
Lavare le lenticchie e metterle in un tegame, se possibile di terracotta.
Aggiungete alloro, aglio e olio poi ricoprite di acqua fino a 4 dita al di sopra delle lenticchie
Fate cuocere a fuoco lento per circa 30 minuti
Regolate di sale e pepe e lasciate riposare.
Il tocco di classe? Servite con croccanti tocchetti di pane fritto!
Buon appetito!!